Lo sciopero dei dipendenti pubblici del 9 dicembre e il moralismo della pandemia
- Opinioni
Lo sciopero è una forma di protesta impopolare, ma solo quando a essa ricorrono le categorie dei furbetti del cartellino o dei passacarte o dei nullafacenti, insomma quella sacca di non resistenti abbonata mensilmente al vitalizio. Non lo è quando le rivendicazioni (lavoro e salario) provengono da altre categorie, come quelle sanitarie ad esempio: guai a dir parola fuori posto di questi tempi.
Lo sciopero infastidisce il cittadino, incattivito dal romanzo popolare sui 'garantiti' scritto dalla politica e dai cattivi esempi (che risaltano sulle buone prassi, ovviamente).
Lo sciopero dei dipendenti pubblici del 9 dicembre - che non recherà alcun disagio,come è comprensibile (per via delle limitazioni Covid e della trasformazione diffusa delle modalità di un lavoro che invade case e tempo) - ormai è contro ogni buon senso, quello però dettato dal moralismo della pandemia: un buon motivo per non caricare sulle spalle (solo) dei dipendenti pubblici i mali del Paese, per sfidare i luoghi comuni, per non restare prigionieri di sensi di colpa indotti, per muoversi a testa alta sopra la linea del mare di fango che – sempre e comunque – tenta di sommergere il comparto, grazie alle analisi degli esperti sulle lotte altrui, alle severità a senso unico dei politici, ai pregiudizi dell'opinione pubblica.